venerdì, Aprile 19 2024

Durante il XV secolo, nel periodo delle razzie barbaresche nel Mediterraneo, le coste toscane dell’Argentario erano spesso sotto attacco. Un giorno proprio da Talamone si intravide una nave turca.

La paura incominciò a farsi largo tra le genti del luogo, che prontamente andarono a nascondersi, mentre le bandiere dell’imbarcazione oscillavano scalfite dal vento incessante.

Attraccata al porto, invece dei corsari inferociti pronti a far scorribande, ne uscì una bellissima giovane.

La Sultanina, figlia appunto del Sultano, era fuggita dal padre con poche guardie fidate rubandogli una nave e un po’ di oro.

Si era innamorata di uno schiavo cristiano, rapito chissà dove, e durante la prigionia i ragazzi si erano conosciuti e cominciati ad amare con lo sguardo.

Il sentimento ardeva così tanto in loro che fu presa la decisione di fuggire da tutto e tutti e scordarsi delle guerre corsare, del mare, dei morti. Solo loro due, insieme per vivere la passione che li legava. 

Ma la Sultanina, lì in piedi sul molo, era triste. Circondata dai sui fidi giannizzeri si ritrovava sola, senza il proprio Lui. Non sapendo dove egli fosse.

Difatti al momento di fuggire, una delle proprie guardie personali le aveva mentito tradendola.

Il giannizzero in questione era geloso dello schiavo cristiano, poiché anch’egli amava la Sultanina, e proprio nel momento dell’evasione aveva fatto partire la nave senza il giovane.

La ragazza ormai sconsolata se ne andò col proprio seguito e il tesoro a vivere a Capo d’Omo e lì incominciò a scrutare l’orizzonte in vista di qualsiasi vela o segnale del proprio amato perduto.

Ma nessuno ne sapeva niente! Mille domande affollavano la mente della Sultanina: forse il ragazzo cristiano era stato giustiziato, forse era ancora in catene a disperarsi per quell’amore assaporato a distanza e mai vissuto…

Passarono gli anni e ancora niente, fino a quando la bellezza giovanile svanì, e solo il dispiacere non passava; poi sopraggiunse la morte, forse per malattia.

I servi allora decisero di fondere tutto il tesoro così da fare una statua della donna, per ricordarne le fattezze e l’animo. In grande segreto seppellirono il corpo e la statua cancellando ogni traccia, così da essere i soli a conoscere dove fosse la Sultanina di Talamone.

In seguito, probabilmente, tutti loro ripartirono su di uno scafo per tornare in patria ad espiare i propri peccati e chiedere perdono.

Non si seppe più niente della Sultanina di Talamone. Per secoli molte persone cercarono la statua d’oro, ma nessuno ebbe mai fortuna nel trovarla.

Della sua bellezza, del suo amore perduto, della sua lunga attesa mai ripagata, è rimasta solo la leggenda.

Previous

Prato, la città di Mercurio

Next

San Guglielmo e il Drago maremmano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Controlla anche