giovedì, Marzo 28 2024

Pisa, 1277.
Per accogliere i sarcofagi di epoca romana, fino a quel momento disseminati lungo la Cattedrale e reimpiegati come sepolture di pisani illustri viene fondato il Camposanto, inizialmente collocati nello spazio centrale scoperto, dove secondo la tradizione, venne posta la “Terra Santa” portata dalla Palestina al tempo della II crociata (1146) dai pellegrini tornati in patria. È questa città che conia il termine Camposanto, infatti fino agli inizi del 1400 questa parola era sconosciuta fuori da Pisa.

Il Camposanto – l’ultimo dei monumenti a sorgere sulla magnifica Piazza del Duomo – rappresenta una mescolanza unica di epoche e stili, dall’antichità all’età moderna, che fanno del monumento uno dei luoghi più amati dai romantici risultando meta irrinunciabile già nel Settecento per viaggiatori, artisti e letterati di tutta Europa.

Nel corso del Trecento, mentre la struttura prende forma, le pareti interne si animano di meravigliosi affreschi incentrati sul tema della Vita e della Morte, realizzati dai due grandi artisti dell’epoca quali Francesco Traini e Bonamico Buffalmacco. Dal Cinquecento il Camposanto comincia a diventare custode delle memorie locali, accogliendo i sepolcri dei più prestigiosi docenti dell’Ateneo Pisano e dei membri della famiglia Medici. Agli inizi dell’Ottocento il Camposanto diventa uno dei primi musei pubblici d’Europa. E’ in questo periodo che si comincia a diffondere la fama degli affreschi qui contenuti, che già allora si trovavano però in uno stato di vistoso degrado. Mentre ci si adopera per la messa in atto dei restauri, che si prolunga nel secolo successivo è proprio durante la Seconda Guerra Mondiale che, una scheggia di bomba alleata, il 27 luglio 1944, provoca un terribile incendio, bruciando le travi in legno del tetto ed interrompendo con violenza le polemiche e i progetti sulla conservazione degli affreschi.

Dal 1945 ad oggi i restauri continuano, compresi quelli dei famosi affreschi, conservati nel vicino Museo delle Sinopie, a sud della piazza.

All’interno del Camposanto sono conservati alcuni anelli della grande catena del Porto Pisano che dopo la sconfitta nella battaglia dello Meloria fu spezzata in varie parti e portata a Genova, dove furono appese come monito a Porta Soprana e in varie chiese e palazzi della città fino a che non vennero donate ai Fiorentini, che le restituirono alla città di Pisa nel 1848; un’altra porzione, posta più a destra, fu restituita direttamente dai Genovesi nel 1860.
Il dato sorprendente è che la fama del Camposanto viene meno solo nel corso del xx secolo a vantaggio della torre pendente.

Il Campo Santo di Pisa: il solo camposanto che sia al mondo, tutti gli altri son cimiteri.

Curzio Malaparte

Previous

Le orecchie d'asino del Barbarossa

Next

Il fortunato "ferro di cavallo"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Controlla anche