venerdì, Aprile 19 2024
La Sacra Cintola della Madonna, nel medioevo, era la cosa più cara che Prato possedesse. La preziosa Cintura era giunta in città nel 1141 per mano del mercante Michele, il quale in punto di morte la lasciò alla pieve di Santo Stefano. Grazie alla reliquia nell’intera popolazione crebbe il credo come l’attaccamento a Maria; un tale “gioiello” rendeva lustro a tutti, dall’uomo più nobile a quello più umile. Così si formarono le “invidie” nelle città rivali. Stretta tra due morse Prato era sempre a corto di fiato; Firenze voleva la Cintola per dare più importanza al suo bel Duomo di Santa Maria del Fiore, Pistoia dall’altra parte la agognava per togliere alla diocesi pratese ogni possibilità di indipendenza. Fu così che un giorno, il 27 luglio 1312,  tale Giovanni di Ser Landetto, detto Musciattino da Pistoia, riuscì ad arrivare indisturbato fino al luogo dove era custodita la reliquia – a quel tempo sull’altare – e aprendo la serratura, si impossessò della Santa Cintura. Si mise immediatamente in cammino verso Pistoia, ma una volta giunta la sera, sulla strada per la Città dell’Orso calò la nebbia e l’uomo divenne cieco. Continuò lo stesso a camminare e proprio alle prime luci dell’alba giunse davanti a imponenti mura. Credendo di essere arrivato a “casa” disse:

Aprite pistoiesi!!! Ho la Cintola dei pratesi!!!

A tali parole le guardie sui camminamenti fecero cenno d’aprire la porta. Musciattino contento d’averla scampata corse dentro, accorgendosi però subito della realtà… era a Prato. Un miracolo attribuito proprio alla Madonna  aveva fatto perdere lo scellerato, girando in tondo alla cinta muraria. Per colui che voleva rubare all’intera città la propria tradizione, la pena doveva essere esemplare e servire da ammonimento per il futuro. Fu preso dai canonici del Capitolo e portato davanti all’attuale Duomo. Processato sommariamente, venne prima condannato al taglio della mano in pubblica piazza. Famosa la leggenda in cui si narra che l’arto, scagliato dalla folla inferocita contro la parete laterale della chiesa, di fianco al campanile, abbia lì segnato col sangue il proprio passaggio (particolare del muro nella foto precedente). In seguito Musciattino legato ad un somaro fu trascinato fino al greto del Bisenzio, proprio dove più tardi venne costruito il Bastione delle Forche. Qui venne impiccato e in seguito bruciato. Il drammatico evento segnò la scelta di custodire la reliquia Mariana in modo eccellente, edificando una cappella dedicata alla Sacra Cintola con la creazione di un altare cassaforte nel quale richiuderla con tre chiavi: una di proprietà della chiesa cittadina, due del Comune di Prato, a suggellarne prima di tutto la proprietà del popolo intero. Il singolare e cruento episodio del furto di Musciattino rafforzò ulteriormente la rivalità già presente all’epoca tra Prato e Pistoia, rimanendo in assoluto l’esempio più famoso sulla questione fino ai giorni nostri.
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L'Autore

Paolo Torracchi

Oggi autista professionista in Autolinee Toscane, ieri in Cap Autoline anche come socio.

Segretario mobilità Fit-Cisl Prato

Autore, con Andrea Cambi, del libro "Legati da una Cintura" sulla storia della Sacra Cintola della Madonna con la Prefazione del Vescovo Emerito di Prato Gastone Simoni.

Il mio passato mi ha visto come grafico, fotografo e video maker, laureandomi nel 2010 con una tesi sul cinema stereoscopico (3D) dal titolo: “Dalla stereovisione al cinema 3D – vecchie e nuove forme di image entertainment”, relatore Arch. Giorgio Verdiani, correlatrici prof.ssa Cristina Andolcetti e prof.ssa Maddalena Ammannati, presso l’Università degli Studi di Firenze.
Nel 2009 ho frequentato il corso di montaggio cinematografico, docente Sirio Zabberoni, presso la Scuola di Cinema Anna Magnani di Prato.
Nel 2006 mi sono diplomato col massimo dei voti come “Tecnico grafico pubblicitario” presso l’Istituto Francesco Datini di Prato.

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