venerdì, Aprile 19 2024

Il Gallo Nero è da oramai sette secoli divenuto il simbolo identificativo del Chianti Classico.

Da cosa e come sia realmente nato questo emblema non è certo, si perde – per così dire – nella notte dei tempi passati, ma se davvero desideriamo addentrarci nelle effettive origini storiche, certamente dobbiamo risalire al pieno Medioevo, ed in particolare alla cosiddetta Lega del Chianti.

Questa Lega, che raggruppava in un unico sodalizio politico-militare, i Comuni di: Radda, Gaiole e Castellina, (in funzione di baluardo anti-senese nel Chianti) rientrava sotto il controllo territoriale di Firenze ed aveva come proprio stemma un galletto nero.

Ma la Lega del Chianti, a sua volta, da dove aveva tratto il proprio simbolo?

Esiste una Leggenda, piuttosto famosa, che ne spiegherebbe la genesi, ma al di là di essa, si ha notizia di una razza autoctona di polli, il Gallo Nero Chiantigiano (oramai estinto) al quale viene attribuito appunto l’origine. 

La Leggenda narra che nel Medioevo, quando le Repubbliche di Firenze e Siena (acerrime nemiche da sempre) si combattevano aspramente per prevalere l’una sull’altra; il territorio del Chianti,  proprio perché intermedio alle due potenze e ricchissimo di risorse, fosse uno dei principali motivi delle continue dispute.

Per porre fine alle interminabili guerre e stabilire una volta per tutte la definizione dei confini, le due città toscane decisero di adottare un sistema alquanto bizzarro e singolare.

Si convenne di far partire, dai rispettivi capoluoghi, due cavalieri, e di fissare il confine nel punto preciso in cui i due si fossero incontrati. La partenza doveva avvenire all’alba e il segnale d’avvio sarebbe stato dato dal canto del gallo.

Decisione, quest’ultima, in linea con i costumi del tempo, quando ancora i ritmi quotidiani erano scanditi dai meccanismi naturali.

Evidentemente l’idea, era quella, pressappoco, di accontentarsi ciascuna di metà circa del Chianti, purché si mettesse fine alle ostilità. Partendo più o meno alla stessa ora, i due cavalieri si sarebbero infatti, incontrati quasi a metà strada.

Ma come ben sappiamo niente è mai come ci si aspetta.

I Senesi scelsero un galletto bianco e lo trattarono come un re dandogli da mangiare e riservandogli ogni tipo di attenzione. Il giorno avanti lo saziarono ben bene affinché fosse in forze per svegliarsi di buon’ora e cantare.

I Fiorentini invece optarono per un galletto nero che tennero chiuso e pressoché digiuno per così molti giorni in una piccola e buia stia, tanto da indurlo in un forte stato di esasperazione.

Infatti il giorno fatidico della partenza, non appena fu tolto dalla stia, il gallo nero, preso dai morsi della fame,  cominciò a cantare molto prima dell’alba,  permettendo così al suo cavaliere, di partire con largo anticipo su quello avversario, che dovette invece attendere le prime luci del giorno. 

E dato il notevole ritardo, il cavaliere senese riuscì a percorse in solitudine soltanto 12 Km  prima di incontrare il cavaliere fiorentino, precisamente a Fonterutoli, località poco distante dall’attuale Castellina in Chianti. 

Fu questo il motivo per cui quasi tutto il territorio del Chianti passò sotto il controllo della repubblica fiorentina, molto tempo prima della caduta di Siena stessa.

È  curioso sapere che, dato il suo significato politico, il Gallo Nero, come allegoria del Chianti, fu anche raffigurato nel Salone dei Cinquecento dal Vasari, quando nella metà del XVI secolo venne chiamato per ristrutturare Palazzo Vecchio a Firenze.

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