giovedì, Dicembre 5 2024

Il fienile dove dormirono e si difesero i partigiani; oggi Museo della Resistenza 

Nel luglio del ’43 gli americani sbarcano in Sicilia, poco dopo Mussolini messo in minoranza all’interno del partito e considerato dimissionario, viene arrestato. Liberato in seguito dai tedeschi, a settembre il Duce costituisce con la compartecipazione nazista la Repubblica Sociale Italiana, detta di Salò, mentre l’Italia firma l’armistizio con gli Alleati. Gli americani intanto risalgono la penisola…

La Formazione d’Assalto Garibaldi “Lupi Neri”, comandata da Lanciotto Ballerini, aveva come base il Monte Morello. Era composta da antifascisti, militari italiani ed ex prigionieri stranieri (inglesi, russi, jugoslavi) e stava compiendo uno spostamento strategico verso le montagne dell’Appennino Pistoiese.

Il 26 Dicembre 1943 discretamente armati, guadato il torrente Marina, salirono le pendici della Calvana fino al valico di Valibona sul Monte Maggiore. Si fermarono in questo piccolo borgo isolato, ben accolti e festeggiati dagli abitanti con l’intento di rimanerci qualche giorno.

Purtroppo la loro presenza fu notata anche da persone meno ospitali; inoltre i partigiani avevano destato l’ira di un gruppo di fascisti repubblicani in seguito ad un piccolo scontro avuto qualche giorno addietro in località Cornocchio, presso le Croci di Calenzano.

La notte tra il 2 e il 3 Gennaio da Prato, Vaiano e Calenzano, ricevuto l’ordine di attacco, partirono in forze, dai due versanti del monte, reparti della Guardia Nazionale Repubblicana” e del Battaglione Volontari Ettore Muti, accerchiando il paese di Valibona.

Alla mattina le prime parole dei resistenti furono:

Fascisti! Fascisti dappertutto, siamo accerchiati!

Stavano dormendo nel fienile quando furono svegliati da Lanciotto avvertito da Vladimiro Andrey, il russo. In quel momento il gruppo era composto da diciassette uomini. Lanciotto, tentò così una mossa disperata; piazzò Giuseppe all’ingresso del fienile col fucile mitragliatore, poi dette l’ordine a Fernando di chiamare tutti gli altri per tentare di uscire dal locale sottostante.

Se qualcuno non vuol venire sparagli!

Ma ormai erano tutti galvanizzati dal suo esempio, dalla sua decisione, e si fecero coraggio.Ne seguì una sparatoria furibonda. Tentando di rompere l’accerchiamento cercarono di disperdersi, raggiungendo delle rocce poco distanti. Lanciotto, rimasto con il Barinci aveva individuato la postazione della mitragliatrice e insieme cercavano di conquistarla. Ma erano ormai sotto tiro, bersagliati da un tempesta di fuoco incrociato, e dopo aver sparato ancora per venti minuti, appena Lanciotto alzò la testa per guardarsi intorno fu centrato da una pallottola all’occhio destro.
Morì all’istante.Il Barinci sgomento, gridò ai compagni:

Ragazzi, Lanciotto!!!

Così esponendosi anche lui, tanto che una pallottola lo colpì al labbro dalla parte destra, gli attraversò la bocca e gli uscì dal collo, mentre un’altra, gli rimaneva conficcata nella base cranica. Dopo la morte di Lanciotto si continuò a sparare ancora per un pezzo.

Luigi Giuseppe Ventroni fu trovato semicarbonizzato dall’incendio del fienile, dal quale col suo fucile mitragliatore aveva tenuto a bada gli assalitori fascisti, almeno finche’ aveva avuto munizioni a disposizione, consentendo ai compagni di disimpegnarsi per rispondere all’attacco da posti diversi. Poi pian piano i partigiani esaurirono le munizioni e cercarono di sganciarsi, fuggendo nel bosco.

Del gruppo, perse la vita anche Vladimiro Andrey il tenore di Mosca.

Lanciotto Ballerini (nella foto) era nato a Campi Bisenzio da una famiglia di macellai.

La sua vita è segnata dalle avventure militari dell’Italia fascista: gli viene donata la tessera del partito, da lui prontamente rifiutata. Scoppiata la seconda guerra mondiale, Ballerini viene inviato con le truppe di occupazione in Grecia e Jugoslavia, dove si distingue per aver avvertito le popolazioni civili di allontanarsi dalle zone delle operazioni belliche. In seguito finisce per prendere contatti con i partigiani locali. Dopo l’armistizio, nell’autunno 1943 Lanciotto si reca sul Monte Morello, ove organizza e dirige una delle prime formazioni partigiane che si costituiscono in Toscana.

Con l’episodio che mette fine alla sua vita riesce a scolpire nella memoria di tutti lo scontro a fuoco tra partigiani e fascisti che resterà famoso per sempre; una battaglia che fece di un uomo un eroe e di Valibona un luogo da ricordare…

Lanciotto Ballerini è stato insignito della Medaglia d’oro al valor militare. Dopo la morte gli sono state intitolate varie strade, vie e piazze in tutta la Provincia di Firenze. Nel 1944 fu dedicata a lui la squadra di calcio di Campi Bisenzio, che infatti ancora oggi si chiama Lanciotto Campi Bisenzio; anche lo stadio della cittadina è a lui intitolato.

Previous

Il brindellone e la colombina

Next

Il bove che abbracciò Borgo a Buggiano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Controlla anche